Vai al contenuto

Pagina:Pirandello - Novelle per un anno, Volume XIII - Candelora, Verona, Mondadori, 1951.pdf/56

Da Wikisource.
56 luigi pirandello

tutto le s’avvolgeva ormai attorno in strisci vorticosi. Si staccava d’un balzo dalle braccia d’un ballerino, appena lo sentiva stanco, pesante, ansimante, e subito si buttava tra altre braccia, le prime che si vedeva tese davanti, e via, via per riavvolgersi in quegli strisci vorticosi, per farsi girare ancora attorno in frenetico scompiglio tutti quei lumi e tutti quei colori.

Seduto nell’ultima sala, accosto al muro in un canto quasi in ombra, Fausto Silvagni, con le mani sul pomo del bastone e su le mani la grossa barba fulva, da circa due ore la seguiva coi grandi occhi chiari, animati da un benigno sorriso. Egli solo intendeva tutta la purezza di quella folle gioja, e ne godeva; ne godeva come se quel tripudio innocente fosse un dono della sua tenerezza a lei.

Tenerezza solo? ancora solo tenerezza? non gli palpitava già troppo dentro, per essere ancora solo tenerezza?

Da anni e anni Fausto Silvagni con quei suoi occhi intenti e tristi guardava come da lontano ogni cosa; come remote ombre evanescenti, gli aspetti vicini; e dentro di sé, i suoi stessi pensieri e i suoi sentimenti.

Fallita per avversità di casi, per gravosi obblighi meschini la sua vita, spenta sul piú bello la luce di tanti sogni tenuta fin da ragazzo accesa con l’ardore di tutta l’anima (sogni che ora non poteva richiamare al suo ricordo senza strazio e senza rossore), rifuggiva dalla realtà, nella quale era costretto a vivere. Ci camminava; se la vedeva attorno; la toccava; ma nessun pensiero, nessun sentimento ne veniva piú a lui; e anche se stesso vedeva come lontano da sé, perduto in un esilio angoscioso.

Ora, in questo esilio, un sentimento all’improvviso era venuto a raggiungerlo; un sentimento ch’egli avrebbe voluto tener discosto per non riconoscerlo ancora. Non avrebbe voluto riconoscerlo, ma non osava piú neanche scacciarlo.

Non era forse volata da’ suoi sogni lontani, questa cara folle fatina vestita di nero, con una rosa di fiamma tra i capelli? Potevano anche essere i suoi sogni stessi, divenuti vivi, ora, in questa fatina, perché egli, non avendo potuto raggiungerli allora sott’altra forma, in questa se li strin-