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58 | luigi pirandello |
i capelli già un po’ allentati le cascarono; e la rosa — giủ a terra.
Fausto Silvagni si tirò su a guardare, come sospinto dal presentimento oscuro d’un imminente pericolo. Ma già quei sette s’eran precipitati a raccogliere la rosa. Riuscí a ghermirla il vecchio sindaco, a costo d’un tremendo sgraffio alla mano.
— Eccola! — gridò, e corse con gli altri a porgerla alla signora Lucietta riparata in fondo alla seconda sala per ricomporsi alla meglio i capelli. — Eccola qua... Ma no, che grazie! Ora lei... — (non aveva piú fiato da parlare, il vecchio sindaco; la testa gli ciondolava) — ... ora lei deve far la scelta... ecco... deve offrirla, qua, a uno...
— Bravo! bene!
— A uno... a sua scelta... bravissimo!
— Vediamo! Vediamo!
— A chi l’offre? A sua scelta!
— Il giudizio di Paride!
— Silenzio! Vediamo a chi l’offre!
Anelante, col braccio teso e la bellissima rosa alta nella mano, la signora Lucietta guardò quei sette infuriati, come, voltandosi nel sentirsi sopraffatta, una preda inseguita i suoi assalitori. Intuí subito che volevano a ogni costo ch’ella si compromettesse.
— A uno? a mia scelta? — gridò all’improvviso, con un lampo negli occhi. — Ebbene, sí... a uno l’offrirò... Ma scostatevi prima... scostatevi tutti! No, piú... piú... ecco, cosí... L’offrirò... l’offrirò...
Saettava con lo sguardo ora l’uno ora l’altro, come fosse incerta nella scelta; e incerti e goffi, con le mani protese e nelle facce brutali e stravolte una smorfia d’implorazione sguajata, quei sette pendevano dal visino di lei ora sfolgorante di malizia, allorché d’un balzo ella, sguizzando tra gli ultimi due alla sua manca, prese la corsa verso la prima sala. Aveva trovato lo scampo; offrire la rosa a uno di quelli che se n’erano stati tutta la serata quieti a guardare, seduti accosto al muro: a uno qual si fosse, il primo che capitava in direzione della corsa.
— Ecco qua! L’offro qua a...