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la rosa | 59 |
Si trovò davanti i grandi occhi chiari di Fausto Silvagni. Smorí d’un tratto; restò un momento come sospesa, confusa, tremante, alla vista del volto di lui; le sfuggí un’esclamazione sommessa: — Oh Dio... — ma si riprese subito:
— Sí, per carità... ecco, a lei, prenda, prenda signor Silvagni!
Fausto Silvagni prese la rosa e si voltò con un sorriso vano, squallido, a guardare quei sette che s’erano precipitati appresso a lei gridando come ossessi:
— No, che c’entra lui? — A uno di noi! — Doveva offrirla a uno di noi!
— Non è vero! — protestò la signora Lucietta battendo un piede fieramente. — S’è detto a uno, e basta! E io l’ho offerta qua al signor Silvagni!
— Ma questa è una dichiarazione d’amore bell’e buona! — gridarono allora quelli.
— Che? — ripigliò la signora Lucietta, facendosi in volto di bragia. — Ah, nossignori, prego! Sarebbe stata una dichiarazione, se la avessi offerta a uno di loro! Ma l’ho offerta al signor Silvagni, che non s’è mosso, tutta la serata, e che dunque non può crederlo, è vero? non può crederlo! Come non possono crederlo neanche loro!
— Ma sí, ma sí che noi lo crediamo! Lo crediamo invece benissimo! Anzi! tanto piú lo crediamo; — protestarono quelli a coro. — Proprio a lui oh! proprio a lui!
La signora Lucietta si sentí tutta sconvolgere da un dispetto feroce. Non era piú uno scherzo ormai! la malignità schizzava da quegli occhi, da quelle bocche; era chiara nei loro ammiccamenti, nei loro grugniti l’allusione alle visite del Silvagni all’ufficio, alla bontà ch’egli le aveva dimostrato fin dal suo arrivo. E quel pallore, intanto, quel turbamento di lui davano esca ai sospetti maligni. Perché quel pallore, quel turbamento? Poteva forse credere anche lui, che ella?... Non era possibile! E perché allora? Forse perché lo credevano gli altri! Invece d’impallidire e di turbarsi a quel modo, avrebbe dovuto protestare! Non protestava; impallidiva sempre piú, e una