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134 | Novelle per un anno. |
di Giorgina, la maggiore. Qualche sera, nel lasciar la loro casa, conversando tra noi, sinceramente ci affliggevamo che le tre buone, belle e care ragazze non riuscissero a trovar marito e, non potendo esser noi, per due di esse almeno, avremmo voluto che fossero altri che lo potevano, ai quali davamo di bestie perchè, non sentendosi in alcun modo particolarmente incoraggiati, non sapevano decidersi. Orbene, io e il Tranzi, più d’una volta, a qualcuno di costoro che sbuffava contro la noja della propria esistenza oziosa e si dichiarava stanco della vita, arrivammo finanche a dar per ricetta infallibile di sposare una delle Marùccoli. Soltanto, poichè Irene non raccoglieva tante simpatie quanto le altre due, io consigliavo Giorgina; il Tranzi, Carlotta; cioè, io la sua, e lui la mia.
Ma con l’una o con l’altra delle tre quegli sciocchi sarebbero guariti senza dubbio della noja e d’ogni altro male, giacchè ciascuna avrebbe reso lieta la vita al proprio marito. A uno a uno, invece, quegli sciocchi, dopo aver goduto un pezzo della dolce compagnia e lusingato forse con gli sguardi o con graziose premure le tre ragazze, andavano a prender moglie altrove; e se ne pentivano dopo.
⁂
Io davo a Giorgina lezioni di pittura, a tempo perso. Il Tranzi insegnava con più regolarità a Carlotta musica e canto. L’una e l’altra ci si dimostravano gratissime del poco che facevamo per loro. Dico di più. Dico anche quello che un altro forse non direbbe per paura del ridicolo. Quando, qualche sera, comparivano in salotto a noi due soli, abbigliate con