Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/118

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Ma Polacco, all’improvviso, ebbe un’idea; battè le mani:

— E se ci portassimo la signorina Luisetta? Ma sì, perbacco; siamo qui da un’ora ad aspettare! Sì, sì; senz’altro... Signorina cara, lei ci leverà d’impaccio, e vedrà che la faremo divertire. In mezz’oretta sarà tutto fatto... Avvertirò l’usciere, che, appena verranno fuori il papà e la mamma, dica loro che lei è venuta per una mezz’oretta con me e con questi signori. Sono tanto amico di suo papà, che posso prendermi questa licenza. Le farò rappresentare una particina, è contenta? —

La signorina Luisetta ha avuto certo una gran paura di parer timida, impacciata, sciocchina; e, quanto a venire con noi, ha detto, perchè no?, ma che, quanto a recitare, non poteva, non sapeva... e poi, così?... ma che!... non s’era mai provata... si vergognava... e poi...

Polacco le spiegò che non ci voleva nulla: non doveva aprir bocca, nè salire su un palcoscenico, nè presentarsi al pubblico. Nulla. In campagna. Davanti agli alberi. Senza parlare.

— Starà su un sedile, accanto a questo signore, — e indicò il Ferro. — Questo signore fingerà di parlarle d’amore. Lei, naturalmente, non ci crede, e ne ride... Ecco... così, benissimo! Ride e scrolla la testolina, sfogliando un fiore. Sopravviene di furia un’automobile. Questo signore si scuote, aggrotta le ciglia, guarda, presentendo una minaccia, un pericolo. Lei smette di sfogliare il fiore e resta come sospesa in un dubbio, smarrita. Subito questa signora — (e indicò la Nestoroff) — balza giù dall’automobile, cava dal manicotto una rivoltella e le spara... —