Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/159

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§ 1.


Esco ora dalla stanza di Aldo Nuti. È quasi il tocco.

La casa — dove passo la prima notte — dorme. Ha per me un alito nuovo, non ancor grato al mio respiro; aspetto di cose, sapor di vita, disposizione d’usi particolari, tracce d’abitudini ignote.

Nel corridojo, appena richiuso l’uscio della stanza del Nuti, tenendo un fiammifero acceso tra le dita, ho visto davanti a me, vicinissima, enorme nell’altra parete, la mia ombra. Smarrito nel silenzio della casa, mi sentivo l’anima così piccola, che quella mia ombra al muro, così grande, m’è sembrata l’immagine della paura.

In fondo al corridojo, un uscio; davanti a quell’uscio, su la guida, un pajo di scarpette: quelle della signorina Luisetta. Mi sono fermato un momento a guardar la mia ombra mostruosa, che s’allungava verso quell’uscio, e m’è sembrato che quelle scarpette fossero là per tener lontana la mia ombra. A un tratto, dietro quell’uscio, la vecchia cagnetta Piccinì, forse già con le orecchie tese, in guardia fin dal primo rumore dell’uscio schiuso, ha emesso