Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/189

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lefatte degli uomini, registrate nella cronaca dei giornali, come se fosse lui l’autore o il complice necessario d’ogni seduzione, d’ogni adulterio.

— Vedi? — gli grida la moglie, con l’indice appuntato sul fatto di cronaca: — Vedi di che cosa siete capaci vojaltri?

E invano il poveretto si prova a farle osservare che, in ogni caso d’adulterio, per ogni uomo malvagio che tradisca la moglie, bisogna pure che ci sia una donna malvagia complice del tradimento. Crede d’aver trovato un argomento vittorioso, Cavalena, e invece si vede davanti la bocca della signora Nene accomodata ad O col dito dentro, nel solito gesto che significa:

— Sciocco! —

Bella logica! Si sa! E non odia difatti la signora Nene anche tutto il genere femminino?

Trascinato dalle argomentazioni fitte, incalzanti di quella terribile pazzia ragionante che non s’arresta di fronte ad alcuna deduzione, egli si trova sempre, alla fine, smarrito o sbalordito, in una situazione falsa, da cui non sa più come uscire. Ma per forza! Se è costretto ad alterare, a complicare le cose più ovvie e naturali, a nascondere gli atti più semplici e più comuni: una conoscenza, una presentazione, un incontro fortuito, uno sguardo, un sorriso, una parola, nei quali la moglie sospetterebbe chi sa quali segrete intese e tranelli; per forza, anche discutendo con lei astrattamente, debbono venir fuori incidenti, contraddizioni, che a un tratto, inopinatamente, lo scoprono e lo rappresentano, con tutta l’apparenza della verità, bugiardo e impostore. Scoperto, preso nel suo stesso