Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/176

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questa conseguenza; il despotismo, egli dice, impedisce che questa legge si trasfonda nell’umanità (così poco curasi Dio di propagare le sue leggi); solo pochissimi eletti, i migliori per senno e per virtù, hanno il privilegio di comprenderla, e nel tempo stesso il dovere di rovesciare gli ostacoli materiali, e fare agevole ai molti il riconoscere ove si trovi il vero.

Suppongasi che alla voce, all’impulso di pochi, tutti rispondessero, e la patria fosse conquistata: cosa ne seguirebbe? Il passato avendoci insegnato quanto sia facile corrompere gli animi e cancellare da essi la percezione del vero e del giusto, bisogna che, in avvenire, s’adoperi ogni mezzo onde evitare, impedire ogni trista tendenza. D’onde emerge per necessità il governo dei migliori, de’ padri della patria, che terranno le anime sotto la loro tutela, che diranno al cittadino: tu hai un’anima immortale, una missione da compiere, un vincolo con quanto ha vita, un dovere verso tutti, un diritto all’amore ed all’aiuto di tutti. Chiunque affermasse che l’anima non è immortale; che non abbiamo missione da compiere, ma un istinto, che si sospinge continuamente verso il nostro meglio; che, verso altrui, non abbiamo nè doveri nè diritti, ma vincoli di libera associazione che il nostro personale vantaggio determina, sarebbe un cretino, meriterebbe l’ostracismo, ed infamati dovrebbero essere i nomi di Beccaria, di Filangeri, di Romagnosi.

Conseguente a tali principii, Mazzini attribuisce i mali, sotto cui ora geme la Francia, al cattivo apostolato; e perciò l’apostolato non potrà esser libero, ma bisogna in ogni modo adoperarsi onde l’anima non venga illaqueata da’ sofismi de’ materialisti; — indice adunque de’ libri proibiti, censura, financo il rogo, per gli ostinati, se fa bisogno; eterno, inesorabile assurdo in cui cadono coloro, i quali riconoscono come una necessità imporre de’ limiti alla libertà.