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non concepiamo che ciò che ebbe un principio non debba avere una fine — il che sarebbe una concezione che non può realmente essere accettata, per quanto noi possiamo dire o sognare di poterla accettare; — e noi siamo forzati a conchiudere che l’influenza repulsiva già supposta dovrà finalmente arrendersi, sotto la pressione dell’Unitendenza collettivamente applicata; ma mai, finchè tale applicazione collettiva dovrà ancora essere fatta per l’adempimento del Disegno Divino, dovrà arrendersi, dico, ad una forza che a quell’epoca finale sarà superiore precisamente all’estensione richiesta, e dovrà permettere la fusione universale nell’inevitabile Unità perchè è originale e quindi normale. Queste condizioni sono realmente difficili da conciliare; noi non possiamo neanche concepire la possibilità della loro conciliazione; tuttavia questa impossibilità apparente è brillantemente suggestiva.

Che la repulsione esista realmente noi lo vediamo. L’uomo non impiega nè conosce una forza capace di portare due atomi a contatto. Questa è l’unica proposizione ben stabilita dell’impenetrabilità della materia. Tutti gli Esperimenti lo provano — tutte le Filosofie lo ammettono. Io ho tentato di dimostrare lo scopo della repulsione — la necessità della sua esistenza; ma mi sono religiosamente astenuto da ogni tentativo d’investigare la sua natura; ciò per riguardo alla convinzione intuitiva che il principio in questione sia strettamente spirituale — stia in un recesso impenetrabile al nostro presente intelletto — stia involto in una considerazione che ora — nella nostra condizione umana — non possiamo considerare — in una considerazione di Spirito in sè stesso. Io sento, in una parola, che qui Dio si è interposto c qui solamente, perchè qui solamente il nodo domandava l’interposizione Divina.

In fatto, mentre nella tendenza degli atomi diffusi a ritornare verso l’Unità si riconoscerà subito il principio di Gravità di Newton, anche in ciò che io ho definito copie una influenza repulsiva, la quale prescrive dei limiti alla (immediata) soddisfazione della tendenza, si riconoscerà ciò che noi siamo stati, fino ad ora, abituati a designare ora come calore, ora come magnetismo, ora come elettricità, mostrando cosi, nelle oscillazioni della fraseologia, colla quale noi tentiamo di definirlo, la nostra ignoranza sul suo tremendo carattere.

Chiamandola, solo pel momento, elettricità, noi sappiamo che tutte le analisi sperimentali di elettricità hanno dato, come risultato definitivo, il principio, o apparente o reale, dell’eterogeneità. Solamente, dove le cose differiscono, appare l’elettricità; ed è presumibile che non differiscano mai dove l’elettricità non è sviluppata, se non apparentemente. Ora questo risultato è perfettamente uguale a quello che