Pagina:Poe - Eureka, 1902.djvu/38

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38 EUREKA lizzazione_ del complesso — cioè dell’inintelligibile — perchè non è esso forse la Capacità Spirituale di Dio ? lo ho citato, tuttavia, l’osservazione del dottor Nichol, non tanto per discutere la sua filosofia, quanto per richiamare l’attenzione su questo fatto che — mentre tutti gli uomini hanno ammesso che esiste qualche principio dopo la legge di Gravità, non hanno ancora fatto nessun tentativo per indicare che cosa sia particolarmente questo principio — se noi eccettuiamo, forse, alcuni sforzi occasionali e fantastici per trasportarlo nel campo del Magnetismo o Mesmerismo o Swedenborgianismo, o Trascendentalismo o qualche altro ugualmente delizioso ismo della stessa specie, e invariabilmente patrocinato da una sola stessa specie di gente. La grande mente di Newton, mentre afferrava arditamente la Legge stessa, si distaccava dal principio della Legge. La più pronta sagacità di Laplace, o almeno la più comprensibile, se non la più paziente e la più profonda, non ebbe il coraggio di attaccarla. Ma l'esitazione, per parte di questi due astronomi, non è forse una cosa tanto diffìcile da capire. Anch’cssi, come tutta la prima categoria dei matematici, furono solamente matematici : il loro intelletto ebbe, per Io meno, una fortissima inclinazione fisico-matematica. Tutto ciò che non era ben chiaramente entro il dominio della Fisica o della Matematica, ad essi sembrava o Non-Entità od Ombra. Ciò nonostante, noi possiamo bene stupirci che Leibnitz, che fu una notevole eccezione alla regola generale in questa materia, e il cui temperamento spirituale fu una singolare riunione della matematica colla fisico-metafisica, non abbia subito investigato e stabilito il punto in questione. Tanto Newton, quanto Laplace, cercando un principio fisico e non scoprendone alcuno, si sarebbero tranquillamente riposati nella conclusione che non ve n’erano assolutamente; ma è quasi impossibile imaginare che Leibnitz, avendo esaurito nella sua ricerca i domini della fisica, non si sarebbe tosto avanzato con arditezza e pieno di speranze nel suo familiare e prediletto regno della Metafisica. Qui è chiaro, in verità, che egli deve essersi avventurato in cerca del tesoro — e che se egli non 10 trovò, dopo tutto, fu forse perchè la sua portentosa guida, l’Imaginazione, non era abbastanza esperimentata e disciplinata per dirigerlo rettamente. Io osservava appunto ora che, in realtà, alcuni tentativi erano stati fatti per attribuire la legge di Gravità ad alcune desinenze in ismo molto incerte. Ma, sebbene questi tentativi siano stati giustamente considerati come arditi tentativi, pure non mirarono più in là delle generalità — delle più semplici generalità della Legge Newtoniana. Non si fece mai nessun tentativo, ebe io mi sappia, per ispiegare 11 suo « modus operandi ». E dunque con una paura ben