Pagina:Poe - Eureka, 1902.djvu/58

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58 fiURfiKA neti e secondariamente nella massa generatrice. Noi non dobbiamo cadere nell’errore di supporre che il decrescere dell'intervallo osservato tra i pianeti, quando noi ci avviciniamo al Sole, indichi in qualche modo un aumento di frequenza nei periodi in cui essi furono projettati. E precisamente il fatto inverso che noi dobbiamo comprendere. Il più lungo intervallo di tempo deve essere trascorso tra la proiezione dei due pianeti interiori; e il più corto fra quello dei due esteriori. Ma il diminuire dell’intervallo di spazio è la misura della densità del Sole e inversamente è la misura della sua condensazione, dal principio alla fine dei procedimenti fin qui raccontati punto per punto. La sfera generatrice, essendosi per altro tanto ristretta da riempire solo l’orbita della nostra Terra, projettò da sé ancora un altro corpo — la Terra — in una condizione tanto nebulosa da supporre che questo corpo, a sua volta, ne abbia progettato ancora un altro, il quale è la nostra Luna — ma qui terminarono le formazioni Lunari. Finalmente, diminuendo fino alle orbite, prima di Venere e poi di Mercurio, il Sole projettò questi due pianeti intcriori; i quali nè l’uno nè l’altro generarono delle lune. Cosi da questa massa originale— o per parlare più correttamente, dalla condizione nella quale noi l’abbiamo considerata dapprincipio — da una massa nebulare parzialmente sferica, che possedeva un diametro certamente molto maggiore di 5600 milioni di miglia — il grande astro centrale, origine del nostro sistema solare-planetare-lunare si è gradatamente ridotto, a cagione della condensazione e per obbedire alla legge di Gravità, ad un globo di 882 000 miglia di diametro solamente; ma non ne risulta in nessun modo che la sua condensazione sia però completa o che non possa più possedere la capacità di projettare un altro pianeta ancora. IX. Ho dato qui — in abbozzo, ben inteso, ma però con tutti i particolari necessari per la chiarezza — un prospetto della Teoria Nebulare nello stesso modo in cui fu concepita dal suo autore stesso. Da qualunque punto noi la consideriamo, la troveremo magnificamente vera. Essa è veramente troppo bella per non possedere la Verità come qualità essenziale — e qui, dicendo ciò, io sono profondamente serio. Nella rivoluzione dei satelliti di Urano, pare che vi sia qualcosa di apparentemente incompatibile coll’ipotesi di Laplace; ma che quell’ unica incoerenza apparente possa rendere nulla una teoria costrutta da un milione d’intricate coerenze è un’ idea buona soltanto per gli spiriti fantastici. Profetizzando, fiducioso, che l’apparente anomalia alla quale io ho