Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/100

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sistibile e strano suo influsso. Non più un pensiero per lo numero sterminato d’oggetti di questo mondo esteriore; — tutta la mia mente, tutte le mie idee non erano che per quei denti. Quanto a loro io provava una specie di frenesia irresistibile. Ogni altro oggetto, ogn’interesse diverso venne tutto assorto in questa contemplazione. Essi, essi soli, i denti — erano dinanzi al mio spirito, tanto che la loro esclusiva individualità diventò la vera essenza delle mia vita intellettuale. Io me li vedeva presenti le intiere giornate, io li considerava, li passava persistentemente ad esame per tutti i versi; ne studiava tutti i caratteri — ne osservava le particolari loro linee — ne meditava la conformazione — rifletteva all’alterazione di loro natura. E tremava verga a verga attribuendo loro con la mente le facoltà di sensazione e di sentimento, sino a pensarmeli senza l’indumento delle labbra per accordar loro una potenza di espressione morale. Molto a proposito si è detto, parlando di madamigella Saltè, che tutti i suoi passi erano sentimenti, — e di Berenice, molto più seriamente, che tutti i suoi denti erano idee. Idee! Ah! ecco, ecco l’assurdo pensiero di cui caddi vittima! I denti — idee! Ah, ah, ah! eccovi, eccovi il perchè li vedeva, li contemplava, li studiava, li desiava tanto. I denti erano idee; e sentiva che solo il poterli possedere m’avrebbe ridotto la pace e riammesso nella ragione.

Erano idee!

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E la notte scese su di me, — e vennero le tenebre, e dominarono — e poi lente lente a dileguarsi: — e venne un nuovo giorno, — e le ombre di una seconda notte si addensarono su me,