Pagina:Poe - Storie incredibili, 1869.djvu/122

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In ciò che per persona intendiamo un’essenza pensante munita di ragione, e in ciò che esista una coscienza sempre compagna al pensiero, è quest’essa, tale coscienza, che fa noi tutti essere ciò che propriamente diciamo noi stessi, distinguendoci per tal modo dagli altri esseri pensanti, col darci la nostra identità personale. Ma il principium individuationis, la nozione di questa identità che, alla morte, è o non è perduta per sempre, restò per me in ogni tempo un problema del più alto interesse, non solo a causa dell’inquieta ed imbarazzante natura di sue conseguenze, ma eziandio a motivo della concitata e singolare maniera con cui me ne discorreva Morella.

Per vero era omai giunto il tempo in cui il mistero della natura di mia moglie m’opprimeva con piacevol magia. Io era divenuto incapace a sopportare il tatto delle affusate e pallide sue dita, sì come il suono profondamente caratteristico della musical sua parola e il lampo della sua melanconica ed incisiva pupilla. Ed essa tutto ciò sapeva, nè alcun rimprovero me ne muoveva il suo labbro; pareva che avesse la coscienza della mia debolezza e della mia follia, il quale stato, sorridendo a suo modo, usava domandare Destino. E pur sembrava, essa avere coscienza della causa, a me sconosciuta, del graduale alterarsi della mia amicizia; però non me ne dava spiegazione di sorta, nè allusion’alcuna faceva alla natura di questa causa. Morella tuttavia non era che donna, ed ogni dì s’andava consumando. E, dopo molto, una macchia porporina pertinacemente fissossi sulla sua guancia, e le azzurrine vene della sua pallida fronte si distesero prominenti. E talvolta tutto il mio