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Donar gemina lama, e a cui la madre
De la gemma piú bella d’Anfitrite
Diè manico elegante ove il colore
Con dolce variar l’iride imíta?
Opra sol fia di lui se ne’ superbi
Convivi ognaltro avanzerai per fama
D’esimio Trinciatore, e se l’invidia
De’ tuoi gran pari ecciterai qualora,
Pollo o fagian con la forcina in alto
Sospeso, a un colpo il priverai dell’anca
Mirabilmente. Or ti ricolmi alfine
D’ambo i lati la giubba, ed oleosa
Spagna e Rapé, cui semplice Origuela
Chiuda, o a molti colori oro dipinto;
E cupide ad ornar tue bianche dita
Salgan le anella in fra le quali assai
Piú caro a te dell’adamante istesso
Cerchietto inciso d’amorosi motti
Stríngati alquanto, e sovvenir ti faccia
De la pudica altrui Sposa a te cara.
   Compiuto è il gran lavoro. Odi, o Signore,
Sonar già intorno la ferrata zampa
De’ superbi corsier che irrequieti
Ne’ grand’atrii sospigne, arretra e volge
La disciplina dell’ardito auriga.
Sorgi, e t’appresta a render baldi e lieti
Del tuo nobile incarco i bruti ancora.