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Colli, i fioriti prati, i boschi ombrosi
Tutta perdero la bellezza prima,
Che Natura lor diè: produsse allora
235Il suolo la mortifera cicuta,
E l'angue scorse, sibilando ascoso
Fra l'erbe ruggiadose; ogni campestre
Loco odiavan le Ninfe, e i Pastorelli,
Non più ricetto del piacer, ma un tetro
240Soggiorno, ove col piè debile e tardo
Moveasi Noja a tormentare ogn'alma.
L'agitata Pandora, e il curioso
Amante suo, sdegnando i rozzi alberghi,
Per destino fatale entro le mura
245Di superba Città volsero il piede:
Innocenza, candor posti in oblio,
Miseri, a società trista fallace
Ambo in preda si dier! novelli oggetti
Destano idèe novelle: Eccelse moli,
250Sculti colossi e l'opre, e i nomi eletti
Ad involar dal tardo oscuro oblio
Viddero eretti: il vano Lusso molle
Alla Moda leggèra assiso accanto
Scorrea fastoso; e l'Ozio pigro, e lento
255Di Cerere nemico, e dell'industre
Messaggiero di Giove avea seguaci
Nel volgo men che in elevato stuolo.
Schiera d'Amanti impetuosa, e folle