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xx | ESIODO |
fusione ed eccezionale importanza nei tempi antichissimi1, e mai non sparí, neanche nei tempi classici2. E poi tutte le altre piante, a cominciare dai fiori piú appariscenti (favole di Adone, Narcisso, etc).
Ora, in questa fioritura mitologica, sia degli animali, sia delle piante, bisogna distinguere due momenti. Il primo, in cui si identifica la creatura stessa con l’oggetto del culto: il serpente è adorato some serpente, l’aquila come aquila, il corvo come corvo (numerosi esempî se ne trovano nella religione egiziana). E cosí, la quercia è adorata come quercia (tipica quella di Dodona), e il frassino è rimasto frassino (Teogonia, 187). Ma in un secondo momento, dentro alla pelle del bruto, o sotto l’immota corteccia dell’albero, l’uomo sente una creatura nascosta che gli dà vita, e che pel solo fatto di essere misteriosa gli sembra superiore alla natura umana, demoniaca. Cosí, non si ebbe piú il Dèmone quercia, bensì il Dèmone (la Ninfa) della quercia, la Dríade.
Giunti a questa concezione, del Dèmone interno animatore, facile era la moltiplicazione. E ogni aspetto della natura ebbe il suo Dèmone. Ond’ecco le Ninfe del mare, dei laghi, dei fiumi, delle selve, dei boschi, delle valli, e poi di ogni regione. E, via via, nasce una specie di frenesia della moltiplicazione, e per ogni piú piccola variazione nella vita o nell’aspetto dei fenomeni, si crea un Nume speciale. Per avere un’idea del tipo e della copia di Dèmoni che germinano da questo processo, basta dare un’occhiata ai Numi degli Indigitamenta, ricordati da Varrone. Per la sola coltivazione del grano esistevano Seia, che tutela il seme finché rimane sotto
- ↑ Si veda l’opera oramai classica del Frazer: Il ramo d’oro (trad. Lauro de Bosis, Vol. I, 183 sg., II, 350 sg.).
- ↑ Senofonte, Memor., I, 1: τοὺς μὲν οὔθ᾽ ἱερὸν οὔτε βωμὸν οὔτ᾽ ἄλλο τῶν θείων οὐδὲν τιμᾶν, τοὺς δὲ καὶ λίθους καὶ ξύλα τὰ τυχόντα καὶ θηρία σέβεσθαι.