Pagina:Poemi conviviali (1905).djvu/215

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gog e magog 195

Un nido immondo riempiva il vuoto
di quella tromba. Un grande gufo immoto
v’era, due ciuffi in capo irti, da re.



XVII



Prese due penne il vecchio nano, e stette
sopra una roccia, ed agitò le penne,
e chiamò l’Orda, che attendeva: "A me,


Gog e Magog! A me, Tartari! O gente
di Mong, Mosach, Thubal, Aneg, Ageg,
Assum, Pothim, Cephar, Alan, a me!


A Rum fuggì Zul-Karnein, le ferree
trombe lasciando qui su le Mammelle
tonde del Nord. Gog e Magog, a me!"



XVIII



O stolti! Quelle trombe erano terra
concava, donde il vento occidentale
traeva, ansando, strepiti di guerra.


Rupperle disdegnando col puntale
de’ lor pungetti, e dalle trombe rotte
gufi uscivan con muto batter d’ale.