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24 la cetra d’achille

Noi, canteremo. Noi di te diremo
che, sì, piangevi, ma lontano e solo,
e che dicevi il tuo dolore all’onde
del mare ed alle nuvole del cielo.
E noi diremo che una dea non vista
a frenar la tua fosca ira veniva,
e ti prendea per la criniera rossa,
rossa criniera che così sconvolta
poi ti lisciava un’altra dea non vista,
nel tuo dolore; e che obbedivi a voci
dell’infinito o cielo o mare: avanti,
spingendo con un grande urlo d’auriga
verso la morte l’immortal tuo Xantho.
     Disse e disparve nell’ambrosia notte.



VII



E stette Achille ad ascoltare i ringhi
de’ suoi cavalli, e più lontano il pianto
delle Nereidi, e dentro i lor singhiozzi
sentì più trista, sì ma più sommessa,
la voce della sua cerulea madre.
Anche sentì tra il sonno alto del campo
passar con chiaro tintinnìo la cetra,
di cui tentava il pio cantor le corde;
mentre i cavalli sospendean, fremendo,
di dirompere il bianco orzo e la spelta.
Passava il canto tra la morte e il sogno:
qualche avvoltoio, sorto su dai morti,
gli eroi viventi ventilava in fronte.
Lontanò ella sotto il cielo azzurro,
e poi vanì. Nè più la intese Achille.