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LA MUSOGONIA 107

     Le sette amate disuguali avene;
     Ciprigna il mirto; i pampini Lieo;
     E a Melpomene fiera il forte Alcide
     280Donar l’insegna del valor1 si vide.
Venne Mercurio, e alle fanciulle offerse
     La prima lira, di sua man costrutta2:
     Apollo venne, e del futuro aperse
     Il chiuso libro e la scïenza tutta3:
     Pito4 ancor essa, onde il bel dire emerse,
     Le Muse a salutar si fu condutta,
     E l’arte insegnò lor dolce e soave
     288Che dell’alma e del cor volge la chiave.
Piú volubili allor l’inclite dive
     Mandâr dal labbro d’eloquenza i fiumi5;
     Allor con voci piú sonanti e vive
     La densa6 celebrâr stirpe de’ numi;
     Quanti le selve e de’ ruscei le rive
     E de’ monti frequentano i cacumi,
     Quanti ne nutre il mar, quanti nel fonte
     296Del nèttare lassú bagnan la fronte.
Primamente cantar l’opre d’Amore7;
     Non del figliuol di Venere impudico,
     Che tiranno dell’alme feritore
     La virtú calca di ragion nimico;
     Ma delle cose Amor generatore
     Il piú bello de’ numi ed il piú antico8,
     Che forte in sua possanza alta infinita
     304Pria del tempo e del moto ebbe la vita.


296. Dell’ambrosia lassú bagnin la fronte (C. ’21)

    cadia). Che offerse loro la zampogna.

  1. l’insegna del valor: la clava, per indicare che la tragedia non s’occupa che delle vicende degli eroi.
  2. di sua man costrutta: «Mercurio, nato e cresciuto e divenuto ladro tutto in un giorno, avendo trovato il giorno medesimo della sua nascita una testuggine per caso, l’uccise, la votò ben bene, e tanto vi si adoperò intorno, che vi congegnò sette corde, e cominciò a suonarle con maestria. Questa fu l’invenzione della lira. Altri la narrano diversamente; ma tutti ne concedono l’onore a Mercurio, il quale la cedette poscia ad Apollo in cambio del caduceo». Mt. Cfr. Omero (?) Inno a Merc. 472 e Orazio Od. I, xxi, 11.
  3. e del futuro ecc.: «La scienza dell’avvenire era singolarmente propria d’Apollo, i cui oracoli superarono tutti gli altri». Mt.
  4. Pito: la dea dell’eloquenza e della persuasione, che i Latini dissero Suada e Suadela.
  5. d’eloquenza i fiumi: Comunissima questa immagine e questa locuzione omerica (Iliad. Monti I, 332) a’ poeti specie italiani. Cfr., in fatti, Dante Inf. i, 79 o Par. v, 135; Tasso XX. 130, Parini Od. XVII, 65 ecc. ecc.
  6. densa: numerosa.
  7. «In tutta la seguente poetica dottrina sulla generazione delle cose, non mi sono dipartito punto dalle tracce d’Esiodo nella Teogonia».
  8. Il piú bello ecc.: «Platone nel Convito, ragionando sulla sentenza d’Esiodo, conclude che Amore è il piú antico, il piú onorato, il piú degno di tutti gli dei. Ebbe in vista l’Amore del poeta greco anche Virgilio in quel verso (Georg. IV, 347): Atque Chao densos Divûm numerabat amores. E vi alluse piú chiaramente Aristofane negli Uccelli, quando disse: «che