Pagina:Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia, 1820.djvu/110

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     E di te spesso, o mio Pompei a lato.
     O quante volte con piacere ancora
     Ben mi rimembra, la difficil via
     Tu mi additasti che alle cime adduce
     Del sacrato Elicona, e con tua dotta
     Voce a la mia porgesti e spirto, e lena!
     Ed oh perchè la tua sonante lira
     Oggi non ho, perchè i tuoi pronti versi
     Figli di viva fantasìa pittrice
     Pur non spiegano a me l’agili penne,
     Mentre sì varj e dilettosi obbietti
     Mi fanno al canto un lusinghiero invito?
     Ma invan ciò spero. Nè a me lice sciorre
     Qui le inesperte labbra a un debil canto,
     Ove mille ad Apollo alme dilette
     Scuoton le cetre d’or, l’epiche trombe
     Destano al suono, e d’ogni eterno lauro
     S’ornan la fronte, e de’ più vaghi fiori
     Cui l’onda irrighi del Castalio fonte.
     Or le cetere tutte, e tutte a gara
     Le voci udresti a celebrar rivolte
     Voltaire illustre, che su queste rive
     Sì lungo tempo desïato invano
     Alfin sen venne a ravvivar le scene,
     Che fremere e sonar di alteri evviva
     Alla nuova, sua Irene io stessa udii