Pagina:Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia, 1820.djvu/133

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     Grata de’ carmi, in cui pingesti un giorno
     45La divina sua possa, e le sue glorie,
     Fartisi lieta incontro, e a parte a parte
     Di Rafaele, di Tizian, di tutti
     I suoi figli più cari additar l’opre;
     Nè meno lieta ancor mille portenti
     50Schierar dinanzi a Te quella vedrai,
     Che a suo voler con lo scarpello industre
     Gli scabri massi d’alpigiana rocca
     Divelti a forza, ingentilisce e avviva:
     E l’altra pur, che giuste attiche forme
     55Colla sesta ricerca, onde le audaci
     Moli al cielo sospinge, e gli archi incurva
     E marmorei palagi innalza, e templi.
     Queste sì, queste più d’ogni altro clima
     Aman d’Ausonia il cielo, e qui per lungo
     60Volger d’etadi ebbero imperio, e nido.
     Vanti la Gallia pur l’opre ammirande
     Dei le Brun, dei Pussin, vanti fastosa
     Girardon, e Puget, ed altri cento
     Novelli suoi Lisippi; a noi rammenti
     65Sulla Neva il destrier, che ancor superbo
     Del nobil peso, che sul dorso regge,
     Sembra i venti sfidar, o lungo il Reno
     Del gran Sassone Eroe l’altera immago,
     Che fra mille trofei, fra il comun pianto,