Pagina:Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia, 1820.djvu/83

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6Dal seno della notte il desïoso
     Guardo tu mandi sino al ciel stellato;
     E di quel ampio regno luminoso
     L’alto silenzio interrogar ti è dato:
     Tu gli astri suoi nell’avvenire ascoso
     Miri ecclissarsi, e d’un cristallo armato
     Con improvviso ardir sorprendi, e sveli
     Nell’attonito ciel novelli cieli.

7Là dove in regïon vasta infinita
     L’etere ondeggia, a contemplar tu sali
     Mille, cui regge doppia forza unita,
     E Soli, e mondi ignoti a noi mortali;
     E l’equilibrio in un scorgi, e la vita,
     E gli elementi ognor fra se rivali
     Far l’armonìa di questa mole stessa,
     Che su’ cardini fissi errar non cessa.

8Qual altro Genio con valore eguale
     E la figura, e le distanze puote
     Segnarne, e il peso di tanti orbi, e quale
     Continua forza in vortice gli ruote?
     Più non è Giove. Tu coll’immortale
     Tuo braccio, o divin Genio, a cui sol note
     Tutte fa Urania le sue arcane leggi,
     Sei che de’ cieli la bilancia or reggi.