Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/246

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ha l’esempio dei piú, toglie alla colpa
Tonta e il ribrezzo, al debole è di spinta,
al reo di scusa, e tentazione al giusto.
175— Dunque — t’odo esclamar — dunque dovremo
soffrire in pace che il delitto ognora
piú baldanzoso impunemente inondi,
e starne zitti ed inghiottir l’amaro
fiel che avvelena e Tonest’uom rattrista? —

i8o Oh raro zelo! oh caritá che geme

sugli umani disordini! Ma vivi
tranquillo pur: provvedimento e forza
non mancherá legittima che ponga
al torrente, che pingi, argine e freno.
185E donde avresti tu l’obbligo o il dritto
di pubblico censor? Lascia che sia
dal padre il figlio, dal padrone il servo,
e dalle leggi il cittadin corretto.
— Oh si!... — T’intendo. Ebben, se noi fanno essi,
190lasciane cura al ciel : giudice ei veglia
il delitto a punir, provido ei trova,
se riformar lo vuol, ministri e mezzi
miglior di te, de’ tuoi. Paolo e Pietro
non convertir con satire la terra.
195Ah! del vizio la satira migliore

sai tu qual’è? Della virtú l’esempio.
Se il cor ti punge di giovar desio,
movigli guerra con quest’armi ed apri
piú mite scuola di costumi; alletta
200gli animi al ben; non funestarli invano
con pitture d’orror. Perché del velo,
che le putride copre umane piaghe,
sollevi il lembo, a propagarne il lezzo?
Perché del mondo nel moral teatro
205rappresentarmi ognor torbidi spettri
e sozze larve e scellerati eroi?
Cangia tempra al tuo stil, cangia colori