Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/305

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Sua feconda e nobil anima
65versa Tun per gli occhi in petto;

al pensier con forme insolite

pinge l’altro un puro affetto;

e sovr’ambi il genio spande

quel fulgor ch’ei solo genera
70e dell’arte uom fa piú grande.

Né immortai se stesso rendere
sol può il genio; eterna altrui,
e la gloria ch’ei riverbera
torna poi piú viva a lui;
75vie maggior, e ha il raro vanto

di giovar, piacendo, agli uomini
e ragion vestir d’incanto.

Della patria i fatti celebri
ne’ lavor di Polignoto
80al mirar, sentiasi accendere

greco sen d’ardore ignoto:
sciolse i numeri Tirteo,
e alla palma il lacedemone
ranimar valor poteo.
85Che non può con la grandiloqua

tromba oprar l’immenso Omero.-*

Sotto il vel di finte immagini

egli asconde il giusto e il vero:

senza lui tra le faville
90pena tutto, né al macedone

quasi un dio sembrava Achille.

Che saria d’Augusto e Pericle,
se, devoti a Fiuto o a Marte,
l’etá lor non improntavano
95col favor concesso all’arte?

Perché d’essa amò i prodigi,
le cruente si perdonano
sue vittorie al gran Luigi.