Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/331

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i - invito a lesbia cidonia 321

Giá preda abbandonata dalla morte
parean giacer; ma, se l’argentea benda
altra di mal distinto ignobil stagno
dalle vicine carni al lembo estremo
355venne a toccar, la misera vedevi,
quasi risorta ad improvvisa vita,
rattrarre i nervi, e con tremor frequente
per incognito duol divincolarsi.
Io lessi allor nel tuo chinar del ciglio
360che ten gravò; ma quella non intese
di qual potea pietá de andar superba.
E quindi in preda allo stupor ti parve
chiaro veder quella virtú, che cieca
passa per interposti umidi tratti
365dal vile stagno al ricco argento, e torna
da questo a quello con perenne giro.
Tu pur al labbro le congiunte lame,
come ti prescrivea de’ saggi il rito,
Lesbia, appressasti, e con sapore acuto
370d’alti misteri t’avvisò la lingua.
E ancor mi suona nel pensier tua voce,
quando, al veder che per ondose vie
l’elemento nuotava, e del convulso
animai galleggiante i dilicati
375stami del senso circolando punse,
chiedesti al ciel che dell’industri prove
venisse all’egra umanitá soccorso.
     Ah! se cosí, dopo il sottil lavoro
di vigilati carmi, orror talvolta
380vano di membra, il gel misto col foco,
ti va le vene ricercando, e abbatte
la gentil dalle grazie ordita salma;
quanto d’Italia onor, Lesbia, saria
con l’arte nova rallegrarti il giorno!
     385Da questa porta risospinta, al lampo
dei vincitor del tempo, eterni libri