Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/37

Da Wikisource.

i - poemetti 27

sempre consegue irreparabil danno,
65né campa molto chi con dii combatte.
     La perversa d’Androgino baldanza
vide il Tonante; e benché intorno a lui
rimbombi il cupo infaticabil tuono,
e ’l sempre vivo folgore rosseggi,
70a scoccar pronto, e a rinnovar l’esempio,
onde i protervi della Terra figli,
torva, aspra, fiera, abbominosa prole,
dal tricuspide telo in val di Flegra
giacquer percossi, folgorati e tutti
75spiranti orror di smisurata morte,
non comandò, che su la schiatta iniqua
tal piombasse vendetta, e sol si piacque
scuoterne i vanti, e il primo ben far manco.
E, Mercurio chiamando a sé, gli disse:
80— La brigante tu vedi umana razza,
mia larghezza abusando e sua ventura,
alzar contro di me fronte rubella.
Debita pena ai fallitor sul capo
caschi, e gli assenni: d’un voler con Temi
85Némesi ultrice bilanciolla, e quadra
a me, che non decreto indarno mai.
In duo si parta Androgino: divisa
cosí l’integritá del primo aspetto,
cosí le forze svigorite, e sciolta
90l’equabile cosí tempra del core,
cruccio amaro rodendol, si divezzi
dal tracotar superbioso, e vegga
che Giove è sommo e signoreggia a tutto.
A te l’opra commetto, a te che il troppo
95scaltro Promèteo, rapitor del foco,
festi inchiovar su la caucasea rupe,
pasto all’aquila eterno. Udisti? Or parti. —
     Rispose al motto l’atlantiade araldo.
il pennuto cappello assetta al capo,