Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/44

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34 angelo mazza


     85Esso il buon Dio raggiavami
d’un ineffabil riso;
rotto per me strisciavasi
a la donzella in viso:

     e, tutta amor, sfaceasi
90quella bell’alma intanto,
e le parole tenere
interrompea col pianto.

     Eterna a quel nettareo
suono giurai la fede:
95de’ zefiretti invidia,
bella n’ebb’io mercede.

     Fra le bell’aure mistiche
a me volar fu dato:
scherzai fra i cedri e i platani
100del Libano odorato.

     Anche al cultor di Gerico
baciai la casta fronte,
e susurrai sul margine
del sigillato fonte.

     105De l’orto inaccessibile
mi consecrò l’olezzo,
né di germoglio ignobile
contaminommi il lezzo.

     Io, d’ispirarti cupida,
110la cetra tua svegliai;
che tra mondane imagini
tu vaneggiasti assai.

     Or vo’ tue labbra tergere,
vo’ che agli eletti spirti
115salga odoroso cantico
d’altro che rose e mirti.