Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/194

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188 anton giulio brignole sale


accertava ad interpretare. Il trovarlo si era perderlo, e insieme perdersi: perché avendo il capo pieno, come un Mongibello od un Vesuvio, sempre di un oscuro fumo, era divenir un Plinio l’investigarlo. Avean troppo i suoi segreti grande abisso, cioè a dire quelli, seu natura sive adsuetudine, suspensa semper et obscura verba: delle quali quello stesso che dice Tacito, in incertum et ambiguus magis implicabantur, parmi che con molto piú ragione possa dirsi di coloro che, òsi di volerle intender, s’intralciavano in un dubbio inestricabil labirinto, per divenir preda miserabile di un Minotauro. E ben saggi a loro pro que’ senatori, che mentre il volpone nascondendo sotto un umile cappuccio di Lucifero le corna, dimostravasi ritroso in accettar l’impero, essi, quibus unus metus si intelligere viderentur, — per non dar segnali di conoscere, che quelle schizzinositadi di Madonna schifa il poco, eran di quelle delle spose, quando la primiera notte cacciansi lá la ben bene sulla sponda al letto, presso che a cadere, e s’avviluppan fitta fitta la camicia fin sulle calcagna, — in quaestus, lacrymas, vota effundi: ad deos, ad effigiem Augusti, ad genita ipsius manus tendere. Pazzo per contrario quell’Asinio Gallo, che addomesticandosi un po’ troppo, col voler dar volta al lanternino quando si facea la disciplina al buio, per non perdere un bel motto volle perdere non pur l’amico, ma se medesimo. Oh di quali premi il fraudolente imperatore, s’ei risuscitasse, rimeritarebbe quell’intrepido Marron suo medico, che lui giá morto riputato, vistol ritornare, caricògli tanti grossi panni addosso, che morire il fece cosí ben coperto com’era visso. Poteva egli mai colpir suo genio con piú bel modo?

Ecco dunque, che se l’astutissimo Tiberio sommamente odiava chi mostrava di conoscer il segreto del suo cuore, non avria Germanico voluto, col tacer di se medesimo mostrando di aver penetrato il cuore di Tiberio, incontrare maggiormente l’odio suo col paventarlo, se il suo fine fosse in quella occasione stato lo sfuggirlo, perché il temesse.

Vediamo ora un poco, se alla mia opinione meno di difficoltá che a quella di Cornelio per ventura potesse opporsi. Io