Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/199

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dal «tacito abburattato» 193


reina, non saprei se giudice piú schernitore o piú adirato, nel vedersi da sí parco desco tolta la speranza di capir nulla. Piano, aspetta. Mancan que’ confetti ancora, che si pongon dopo la tovaglia sopra la mensa. Ben vedrai, se vinca mille sontuosissimi banchetti un sol digiuno di Cleopatra. Un esercito di fiere e una nuvola di uccelli dell’amante tu vedrai di lunga mano cedere ad una sol ostrica della sua vaga. Gli dará il valore di tutto un mare solo in un sorso. Nella stessa guisa stenda pur l’ambizione le piú laute imbandigioni de’ guerrieri eroi suoi parziali, quasi in tanti aurati piatti, dentro i numerosi titoli degli Asiatici, de’ Macedonici, degli Africani, che Germanico non teme punto del buon esito della sua lite. Egli ha una perla, nel trofeo che ha dirizzato, che lo fa risplendere di par col sole. E quale è ella? Il vuoto, dove va il suo nome, questa è la perla. S’ei vi fosse scritto, mirerebbesi, e non altro: perch’ei non vi è scritto, come dovrebb’essere, solo si ammira. Certe sproporzioni son bell’arte da fermare il guardo, il qual, s’elle non fossero, senza badar gran fatto passerebbe oltre. Quel moretto, di cui servesi la dama per bianchetto col condurlo seco, vien cognominato cigno, acciò la pugna del colore e del vocabolo renda piú splendido il trionfo della negrezza. Quel donzello, che ha gran pregio perch’è nano, dal padrone vien chiamato, come dice Giuvenale, Atlante, acciò da sproporzion di titol gigantesco e di pigmea statura piú notabile sia reso l’esser piccino. E la natura ha fatto di una bestiuola, che non passa un palmo, due giganti al nome, co’ formare di un camelo e di un leone un formidabile camaleonte, acciò il difforme solecismo renda un topo pari nella fama ad un elefante. In un ciel sereno veggasi di mezzanotte il sole, e non si vegga di mezzogiorno: eccoti inchiodati lá per la sproporzione disusata piú assai fisse, che le stelle stesse, quelle luci de’ mortali, i quali tutto dí, perch’egli è dove ha da essere, il riguardan sol tal volta alla sfuggita, per saper l’ore. Con sí fatto esempio il sagacissimo Germanico dovea cosí discorrere fra sé medesimo: — La natura è idolatrata dalle speculazioni de’ filosofi, perch’ella loro si nasconde: se lasciasse penetrarsi, tosto, in