Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/253

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dal «tacito abburattato» 247


L’acquistar quel titol fracido e tarlato di antiquario sembrati negozio pari a cotanti anni spesi nel formar migliaia di alberi, che nulla fruttano, nel riempir di gente morta tanti volumacci, che con l’altrui nobiltá fanno apparire te facchino per la schiena che bisogna a maneggiarli, nell’affaticar senza discrezion le iscrizioni di cotante tombe, che omai sazie del tuo tedio son per farti un bel gambetto, acciò diventi, di loro antiquario, loro anticaglia? Pur men mal di questi, che studiando il dar alcuna vita a’ morti, altro pericolo non corre finalmente che il fetor del fiato, mentre mai non parla d’altro che di cadaveri; ma colui, che per dar morte a’ vivi corre a stuzzicarla in campo contro se medesimo, per tutte quelle guise che machinar sappia il ferro e ’l piombo e ’l fuoco e ’l ghiaccio e l’aria e l’acqua e ’l fuoco e la fame e ’l morbo, può egli pareggiar tutti sí fatti mali con quel lauro sterilissimo, ch’egli vuol coglierne? Niente piú, secondo me, di quel che possa quel Zizzalardone appareggiar a tanti fondi di marina rivoltati sottosopra, a tanti cieli, a tante selve insanguinate con la strage delle proprie fiere, a tanti saporiti ghiribizzi della cucinesca architettonica, due sol brievi dita di palato, trentacinque palmi di budella, mezzo di stomaco. Che direm noi per contrario di quell’avarone, il quale non osa di ingrassare, per non logorar in vesti panno soverchio: che direm qualora per l’acquisto o la ricuperazione di un po’ poco di quel fango, cui non so se prezioso rendano i tormenti ch’ei soffrisce o fa soffrire, non pur perde il sonno il cibo i giorni e gli anni, ma la patria ed i figliuoli, e muta climi, varca mari carichi di mostri di corsari e di procelle, approda a’ lidi non men barbari di sito che di abitanti? Sono pari quattro soldi a infiniti affanni?

          Scilicei hoc fuerat, propter quod saepe relicta
          coniuge, per montem adverstum, gelidasque cucurri
          Esquilias, fremeret foedus cum grandine vernus
          Juppiter, et multo stillaret penula nimbo.

E poiché di donne ho favellato, saprei io di buona voglia, se colei, che logora non meno le ore piú pregiate della vita