Pagina:Polo, Marco – Milione, 1928 – BEIC 1898766.djvu/21

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IL MILIONE È II

e molto mi piace. — Date ch’ebbero le carte e privilegi che recavano dal papa, lo Gran Cane ne fece grande allegrezza e domandò com'erano istati. Rispuoseno: — Messer, bene, dapoi che vi abbiamo trovato sano ed allegro. — Quivi fu grande allegrezza della loro venuta; e quanto istettero di tempo nella corte, ebbono onore piue d'altro barone.

x (xvi)

Come lo Gran Cane mandò Marco figliuolo di messer Niccolò per suo messaggio.

Ora avvenne che questo Marco figliuolo di messer Niccolò, poco istando nella corte, apparò gli costumi tarteri e loro lingue e loro lettere, e diventò uomo savio e di grande valore oltra misura. E quando lo Gran Cane vide in questo giovane tanta bontà, mandollo per suo messaggio ad una terra, ove penò ad andare sei mesi. Lo giovane ritornò bene, e saviamente ridisse la 'mbasciata ed altre novelle di ciò che gli domandò, perché il giovane avea veduto altri ambasciadori tornare d’altre terre e non sapeano dire d’altre novelle delle contrade fuori che l'ambasciata; egli gii avea il signore per folle, e diceva che piùe \ amava gli diversi costumi delle terre sapere che sapere quello per che gli avea mandato. E Marco, sappiendo questo, apparò bene ogni cosa per sapere ridire al Gran Cane.

XI (XVI)

Come messer Marco tornò al Gran Cane.

Or torna messer Marco al Gran Cane colla sua ambasciata, € bene seppe ridire quello per che egli era ito, e ancora tutte le maraviglie e le grandi e le nove cose che avea trovate. Sicché piacque al Gran Cane e a tutti i suoi baroni, e tutti lo commendarono di gran senno e di grande bontà; e dissero, se �