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iii

DICHIARAZIONE AL LIBRO PRIMO

per rischiarare le vie tenute dai poli nelle andate

e ritorni dalla cina.

L’apparente difetto d’ordine del Milione, sgomentò i Commentatori, e fu ad essi occasione di tanta oscurità, che alcuni reputarono cosa impossibile il trarre il piede da così intigrato laberinto: ma ciò è più da imputare a colpa loro, che a Marco Polo. Primiera causa di oscurità è, che ei trattò nel suo libro, non solo delle contrade visitate da lui, ma di quelle di cui ebbe relazione da altri, ed anche dalle scritture geografiche degli Asiatici1. Ciò afferma ei stesso nel Proemio. Prendete questo libro, e troverete le grandissime e diverse cose della Grande Erminia, e di Persia, di Tartaria, e d’india, e di molte altre provincie.... come Messer Marco Polo ha raccontato, secondo che egli vide con gli occhi suoi; molte altre che non vide, ma intese da savi uomini degni di fede. E però estendo le vedute per vedute, e le udite per udite, acciocchè il nostro libro sia diritto, e leale, e senza riprensione2. Perciò l'indagine la più importante è di scevrare le contrade ch’ei visitò, da quelle che sull’altrui fede descrisse.

Non isfuggì al Polo la considerazione, che nel libro suo comprendendo le une, e le altre regioni, ciò sarebbe di confusione al leggitore, nè giungere potrebbe all’esatta cognizione dei suoi viaggi, e di quelli del padre e dello zio. E per agevolarne l'intelligenza dettò il Proemio, nel quale sommariamente discorse dell’occasione e ampiezza dei suoi viaggi, e di quelli dei suoi maggiori.

Per procedere ordinatamente, noi investigheremo perciò la direzione, e ampiezza di quelli di Niccolò e di Maffio, quando andarono la prima volta al Catajo, dietro la scorta del

  1. T. ii. Lib. iii. cap. 37.
  2. T1. p. 1.
Marc. Pol. T. II. A