Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/155

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C A P. XLV. Dei In vita de Tartari, e come non stanno mai fermi, nm vanno sempre camminando; e delle lor case sopra carrette; rosi unii, e vivere: e dellJ onestà delle lor moglidelle quali ne. cavano grandissima utilità. Il artari non stanno mai fermi, ma conversano al tempo del verno ne’luoghi piani e caldi, dove trovino erbe abbastanza, e pascoli per le lor bestie, e l’estate ne’ luoghi freddi, cioè ne’ monti ? dove siano acque, e buoni pascoli; e anche per questa causa, perchè dove è il luogo freddo non si trovano mosche, ne tafani, e simili animali, che molestano loro, e le bestie: e vanno per due, o tre mesi ascendendo di continuo, e pascolando, perchè non averebbono erbe sofiicienti per la moltitudine delle lor bestie, pascendo sempre in un luogo. Hanno le case coperte di bacchette e feltroni, e rotonde così ordinatamente, e con tale artificio fatte, che le verghe si raccolgono in un fascio, e si possono piegare, e acconciar a modo d’una soma, quali case portano seco sopra carri di quattro ruote, ovunque vadano, e sempre quando le drizzano, pongono le porte verso mezzodì. Hanno oltre ciò carrette bellissime di due ruote solamente, coperte di feltro, e così bene; che se piovesse tutt’il giorno, non si potria bagnar cosa, che fosse in quelle, quali menano con buoi, e cammeli. Sopra quelle conducono li loro figliuoli, e mo^li, e tutte le masserie, e vettovaglie, che li bisognano 231. Le donne fanno mercanzie, comprano, e vendono, e rivendano di tutte meno che in altre città della Transossiana,come leggesi nella vita di Gengiscan. D’altronde l’uso di sotterrare cogli Imperadori e principi, servi vivi ed anche numero di concubine, non era abolito presso i Munciusi verso la metà del Secolo XVII. L’Imperatore Chun - chy, primo di quelle genti, che regno in Cina, fece sacrilicare sulla tomba d’una delle sue spose una trentina di schiave. Sussiste un simulacro di quel crudel rito tuttora, poichè ai funerali degli Imperadori si bruciano iinagini di servi, dipinte su foglie di stagno, e si sotterrano con essi statue di pietra, o di legno. Erodoto rammenta quest’uso barbaro presso gli Sciti (Iiarrow Voy.cn Chin. t. II. p. 526). 23i. Case coperte. Ciò conferma pienamente Rubriquis, il quale soggiunge che per rendere quei feltri impenetrabili all’acqua gl’impiastrano di sego, o di latte di pecora (Apud. Berg. c. II.) (Vedasi t. I. p. 48 not,).