Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/309

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quali l’infermo narra la sua malattia. Allora detti maghi fanno venir sonatori eon diversi ¡strumenti, e ballano e cantano canzoni in onore e laude de’ loro idoli, e continuano questo tanto ballare, cantare, e sonare, che il demonio entra in alcun di loro, ’ allora non si balla più. Li maghi domandano a questo indemoniato, perchè cagione colui sia ammalato, e ciò che si dee fare per liberarlo. Il demonio risponde per bocca di colui, nel corpo del qual’egli è entrato, quello essere ammalato per aver fatta offensione a tal dio. Allora li maghi pregano quel dio, che li perdoni, che guarito che sia li farà sacrificio del propio sangue. Ma se il demonio vede, che quell’infermo non possa scampare, dice, che l’ha oifeso così gravemente, che per niun sacrificio si potrìa placare. Ma se giudica, che il debba guarire, dice, ch’ei facci sacrificio di tanti montoni, di’ abbino i capi neri, e che faccino ragunare tanti maghi con le loro donne, e che per le mani loro sia fatto il sacrificio, e che a questo modo il dio si placherà verso l’infermo. Allora i parenti ianuo tuttociò, eh« gli è stato imposto, ammazzando li montoni, e gettando verso il cielo il sangue di quelli, e i maghi con le loro donne maghe, fanno gran luminarie^ e incensano tutta la casa dell’infermo, facendo fumo di legni d’aloe, e gettando in aere l’acqua nella quale sono state cotte le carni sacrificate, insieme con parte delle bevande fatte con spezie, e ridono, cantano, e saltano in riverenza di quell’idolo, ovvero dio. Dopo questo, domandano a quell’indemoniato se per tal sacrificio è soddisfatto all’idolo, e s’ egli comanda, che si faccia altro. E quando risponde essere soddisfatto, allora detti maghi, e maghe, che di continuo hanno cantato, sedono a tavola, e mangiano la carne sacrificata con grand’ allegrezza, bevono di quelle bevande, che sono state offèrte. Compiuto il desinare, e avuto il loro pagamento, ritornano a casa^ e se per provvidenza d’iddio guarisce V infermo, dicono, che l’ha guarito quell’idolo, al quale è stato fatt’il sacrificio. Ma s’ei muore, dicono, che il sacrifìcio è stato defraudato, cioè, che quelli che hanno preparate le vivande l’hanno gustate prima, che sia stata data la sua parte all’idolo, e queste ceremonie non si fanno per qualunque infermo, ma una, ò due volte al mese, ¡1 Malte Bi ’ii con nuova e ben adattai» denominazione appella Indo-China (V. T. i. pag. tjofca).