Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/340

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del mondo li potesse nuocere, per T amore, che li portavano i popoli, e per la fortezza del paese circondato da grandissimi fiumi. Dal che procede, che il detto non s esercito nelle armi, nemmeno volse, che li suoi popoli vi si esercitassero. Le citta del suo regno erano fòrtissime, perchè ciascuna avea intorno una fossa profonda e larga, quanto poneva tirare un arco, piena d’acqua: nè teueva cavalli a suo soldo, noi avendo paura di alcuno. Aè ad altro era rivolto l’animo del re e tutti i suoi pensieri, se non a darsi buon tempo, e sur di continuo in piaceri. Avea nella sua corte, e a’suoi servizj, circa mille bellissime giovani, con le quali si vivea in grandissime delizie. Amava la pace, e manteneva la giustizia severamente, e non voleva, che ad alcuno fosse latto un minimo toilo, nè che alcuno offendesse il prossimo, perchè il re li faceva punire senza alcun riguardo. Ed era tauta la fama della sua giustizia, che alcune fiate le persone si dimenticavano le loro botteghe aperte piene di mercanzie, e nondimeno non v’ era alcuno, che ardisse d’entrarvi dentro, o levarli cosa. Tutti i viandanti di giorno c di notte potevano andare lil>eri, e sicuramente per tutto il regno 3 senza paura d’alcuno. Era pietoso, e misericordioso verso poveri e bisognosi. Ogni anno taceva raccogliere ventimila bambini, che dalle madri povere erano esposti per non poterli far le sp?se. E questi fanciulli faceva allevare, e come erano grandi, li faceva mettere a far qualche arte, ovvero li maritava con le fanciulle che similmente avea fatto allevare. Or Cublai Can signor de’Tartari di contraria natura era del re [‘aniur, j>erchè di ninn’altra cosa si dilettava, che di guerre, e conquistar paesi, e farsi gran signore. Costui dopo grandissime conquiste di molte provinole e regni, deliberò di conquistar la provincia di Mangi, e messo insieme gran slorzo con«lo lo Stnrir Cinesi fu principe dedito al vino e alle femmine. ili mori »li trcnUcinque Moni nel 1274- Fu interamente nulli nel f’overnure, e m hi. ivo del perirlo minia’ro JCn-sse-tuo uno «Ini grandi artefici nella rovina <1 I imp r«’. il ministro foce «l-ggeie nome auorentore non il prining< nito del defunto, ina il s«c<in-lonenito ancor fanciullo, e la madre di esso 1« (ideine di Il i np ro, on l» r.t’o quell-’ imbelli autorità mantenersi signore dello.S il • ^ li i’t. de la i.liiu p. »T,i> j, || ]\,|,, ponr l’inmmiiw i.imefito della guena nel i^"j» perchè fu rutta io »pi’ d amili col memorabile »Medio di ì’yirig yang. 53«J» /(•iccofi/irre ventimila burnititi ^ V. t. 1. p. i5t n.)