Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/352

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è innumerabile, e di gran ricchezza, e la maggior che sia è il sale qual navigandosi per quello, e per gli altri fiumi forniscono le rit’a, che vi sono sopra, e quelle che sono fra terra. INI. Marco vidde, una volta che fu a questa città di Singui, da cinque mila navi5^, e nondimeno le altre città, che sono appresso dello fiume, ne hanno in maggior numero. Tutte dette navi sono coperte, e hanno un’arbore con una vela: e il cariro, che porla la nave per la maggior parie è di quattro mila cantari e imo a dodici. che alcune ne portano. Intendendo il cantaro al modo di \ enezia. Non usano corile di canape se non per 1 arbore della nave, e per la vela; ma 56f). Dj cinquemila navi. Nel Testo ultimo leggesi millecinquecento (t. I. p. 5i3). -S^o. Cantaro. La Crusca allega la voce cantaro dietro un esempio tratto dal Milione. (t. 1. p ¡55.) Definisce: » Misura di diverse soite di cose: di peso a noi di libbre cento cinquanta, c di maggiore e di minore secondo la diì versila de’pae«i e delle robe s?. Rclla Pratica della Mercatura di Francesco Ralducci Pegolotti si parla del cantaro Genovese ch’ era i5o libbre di Genova [ Della Decima e altre Grav. t. III. p. i5); del cantaro d’Acri che secondo le mercanzie era in Firenze dalie 670, alle 885. libbre (ibid. p. 55.). Il cantaro d’AlessanJrja era di più sorte: il Jorfori di 140 libbre veutte alla sottile. Il Le’ redi di «93. 11 Cervi di5ooa3oi. D ie cantari avea la Sicilia. 11 Cantaro sottile che tra dalle 228 alle 254- libbre fiorentine (ibid. p. io5.). è da osservare che vedesi fatta menzione di Cantaro in Palestina, in Egitto, nella costa di furberia; in Sirilii, ¡1 Majo!ica,e Arzilla in Jspagna, e non già alla Tana, a Tauiisio, a Costantinopoli; e 1 di’Italia soltanto in Genova, painii che debba in le— rirsene che il Cintalo c pji peso A ¡ubo e non Italiano, cpmc ¿sembra affermai lo il Ducangio (Vox Cantarium). Malagevole è poi lo stabilire di qual.genere di Cantaro inten ta qui di favellare il Polo, sembra probabile però che sia dell Alessandrino ch’ira allora il più conosciuto, e forse del Forfori di i4<’- libbre venete. Ciò essendo la capacità di quelle navi Cinesi sarebbe stala dalle 5(5o,ooo. elle libbre Venete 1,680,000, ps> (he sarebbe strabocchevole, se il P. Ruvet non iaccontasse di essersi imbarcato in un navilio di terza classe che aveva 16 pie li di Lr^h’ /./.a e dai 60 agli boin lunghezza, e 10 in 12 d’altezza di banda. Narra il INlis. stonai io ch’eravi una sala con quattro camere, la cucina, ed un locale per i domestici il tutto a un piano I.e stanze nell’interno erano ornate di sculture, dipinture, c do. rature e coperte di quella bella vernice del paese. Il soflillo era a compartimenti e ancora questo dipinto alla modi’ del paese. Soggiunge aver vedute barche della capanti di 200. tonnellate, ed ogni tonnellata corrisponde a due mila libbre di (rancia di se lici onrif (Du II airi. t. 1. p. 63) Anche il Dualdo afferma che alcune barche di Su tcheu hanno l’ossatura delle dimensioni d’un bastimento da guerra di terzo ordine eh: dee credersi corrispondere «Ile dimensioni d’ima fregata (ibid. p »3|.) || B lIJucci Pegolotti che enumera minutamente i pesi « le inisuie V im/iane non fu menzione veruna del Cantaro \ eneto di cui qui parla il Polo.