Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, II.djvu/475

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gran guadagno, che trovano delle mercanzie, che portano dalla loro patria, e di quelle che riportano con le loro navi di questo regnò. Vi si truovano molte bestie diverse dall’altre del mondo, perchè vi sono leoni 883 tutti negri, e pappagalli di più sorte 88/t alcuni bianchi come neve, con li piedi e becco rosso, altri rossi e azzurri, e alcuni piccolissimi. Hanno anco pavoni più belli e maggiori de’nostri, e di altra forma e statura, e le loro gallino sono molto diverse dalle nostre. E il simile è in tutti lì frutti, che nascono appresso di costoro. La causa dicono,, che sia per il gran caldo 885, che regna in quelle parti. Fanno vino di un zucchero di palma 886, qual’è molto buono, e fa imbriacare, più di quello d’uva. Hanno abbondanza di tutte le cose necessarie al vivere umano, eccetto che di biade, perchè non vi nasce se non riso 887: ma quello in gran quantità. Hanno molti si alla navigazione pericolosa del golfo di Bengala. Pare infatti che il Barbosa che viaggiò poco dopo gli scuopi imcnti dei Portughesi nell’Iivlia non vedesse giunchi cinesi che a Malacca (Rnm. IVav. t. I. p. 344 D) 883. Leoni. Dice il P. Paolino che il leone detto Kisan, o Sinha è rarissimo in India oggidì (Viag. p. i5o). 884. Pappagalli di più sorte. Il prelodato viaggiatore descrive vari volatili Indiani divisati dai nostri: v I pappagalli grandi e piccoli d’ogni genere, e specie venj> gono a migliaja a depredare gli alberi fruttiferi. Le scimmie e questi pappagalli v sono i due flagelli del Malabar. Il pavone Mail, in lingua Malabarica,b un animay> le frequentissimo nel Maialar... la gallina silvestre è bellissima, giacchè è ador’ na di varie penne rilucenti di -:olor d’oro » (Viag. p. 187. eseg.). 885. Per il gran caldo. Nota il Ramusio in margine, che Diodoro Siculo dice, chc il Sole è la cagione della varietà degli animali, uccelli, e piante, e che scrive le medesime cose. 886 Vino d’uri zucchero di Palma. Dì un vino tratto dal zucchero scrissi (t. r. pag. 188. n. f.). Serve di commentario a questo luogo del Polo la relazione di Giuseppe Indiano: »ex palma igitur hoc modo qualuor liunt fructus in mense Augusti, id enim est eis primum ver: palmam putant ut nos vitcs, et quoniam tunc arbo’ rcs potissimum luxuriant, gemunt incisae, lacrymisque instar consauciatae vite’ emittunt ea prò vino utuntur albicante aqua. Elapso triduo ex lactice fit acetum suapte natura. Qui vero saccarum eflìcere voluerit is aquam huiusmodi sumat e-» manantem intra triduum, et aheis impositam tantisper coquat, doneo vix tertia pars supersit tunc sic. clecocta mel cffìcitur suavissimum. Ubi vero mel est eff’ectum id rursum aquis immergunt, et Compurgant subinde usque ad vigesimum diem et cum diligonter defecaverint, eo utuntur prò vino, et quidem ut ujunt suuv vissi me v> (JVov. Urb. Grine p. 149-) 887. Se non riso. Nella appellasi il riso in spiga: » quello che si miete in set« t#mbre ch’ è la prima raccolta chiamasi Virippa• Quello del Deceuibre o Gennajo