qual si fa gran quantità di boccassini, e di molti altri lavori
Vi sono artefici, e mercatanti, e tutti sono sottoposti al Re dei’
Tartari. Avendosi detto della Provincia di Moxul, ora narreremo
della gran città di Baldach.
CAP. VII.
»
Della gran città di Baldach, ovvero Bagadet, che anticamente, si chiamava Babilonia, e come da quella si naviga alla Balsara sopra il Mare, che chiamano d’India,
ancor che sia il Seno Persico; e del studio, che è in quella
di diverse scienze.
Baldach 72 è una città grande, nella quale era il Calila,
cioè il Pontefice di tutti gli Saraceni siccome il Papa di tutti i
Tauri 1. Ma occorre rammentarsi che ei dice che la direzione generale del
suo Viaggio era verso Greco Levante nel rècarsi al Gran Can, talchè fa duopo rigettare, per ravvisare il suo vero camino, le città che sono fuori di detta linea generale di direzione.
72. Ualdacca cosi appellarono Bagdad gl’Italiani nei secoli di mezzo per distinguere detta città dal Cairo, che appellarono Babellonia come avvertimmo di
sopra. Infatti cosi l’apellò il Petrarca
Solo una fede, t quella Jìa in Baldacco.
Part. I. Son. CVI.
Ed ei disse Baldacco sforzato dalla rima. Questa città fu fatta edificare dal CaliiT’
Alamansor l’Anno 145 dell’Egira, che corrisponde all’Anno 762 dell’Era Cristiana. Dicesi che fabbricassela in un verde prato ove era un abituro di un solitario detto Dad, e che perciò la città ebbe il nome di Bagdad. Da Alamansor fu
detta Medinato-Salami o città della pace, (Elmac. Ilist. Sarac. p. 102). Dicesi
he fosse ricostruita sulle rovine di Ctesifonte. Abu-Jaffer Mansur o Almansor
fabbrico il quartiere della città che è a occidente del Tigri. Divenuta popolosa il
suo successore Mohdi accampavasi sull’altra riva e ivi incominciossi a fabbricare,
e perciò si distese la città sulle due rive del fiume (Ebn. Auckal. Geopr. p. Mi).
Il fabbricato della città ai tempi del Geografo estendevasi dai due lati lungo il fiume
cirra cinque parasanghe e comunic avano i due quartieri della città per mezzo di un
ponte di barche. Crebbe ogni di in opulenza, abbellita dai Califfi che ne fecero la
loro residenza sinchè non cadde in potere dei Tartari. Abulfeda dice che il Palazzo del Califfo occupava un terzo della città, ma era più tosto un quartiere della
medesima abitato anch’» dal popolo e cinto di mura (Geograf. p. 2^5). Questa
f.itta disputata dal Perso e daH‘Ottomanno, sotto la ferrea dominazione dell’ultimo
e oggidì in grande decadimento (Macdon. p. a//J) per quanto sia nsnui
ben»- fortih< ¿u e fabbricata. Poche vi rimangono delle antiche fabbriche: debbesi