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doveva procacciare per usarne bene, mentre di per sè il denaro non è nè buono nè cattivo. Poi anche perchè aveva cattiva opinione della filosofia: chi infatti saprebbe servirsi meglio del denaro che un filosofo? e farne un uso più onesto e più santo? E finalmente, se gli pareva così grave il peso delle ricchezze, perchè non le dava ad altri da portare e da usare, invece di buttarle nel mare, dove non potevano più essere utili nè agli uomini nè ai pesci?

Car. — Così tu vedi che ancor oggi si fa rider dietro da tutti. Ma dimmi, Mercurio, — giacchè siamo venuti a discorrere degli Ateniesi e di filosofia — perchè in Atene non hanno accettato le leggi di Platone? Io ho avuto occasione di discorrere con lui vari giorni, e ne ho dovuto ammirare l’eloquenza e la dottrina.

Merc. — Li ha mossi a ciò una grave ragione. Perchè, essendo state quelle leggi proposte all’assemblea per le Calende Greche, il popolo ragionò cosi: «Visto che la Repubblica di Platone esisteva già presso i Germani, dove già p. es. gli Ubii osservavano quelle sue leggi, andasse esso fra i Germani, e lasciasse che gli Ateniesi continuassero a vivere con quelle loro leggi, che avevano ricevute dai loro maggiori, uomini sapientissimi». E fu anche fatto un decreto che diceva: «Considerando che i Greci, per riavere Elena e restituirla al marito, giurarono tutti quanti di muover guerra ai Troiani, fecero tante spese, tolsero alla Grecia quasi tutta la sua nobiltà di eroi, e soffrirono sconfitte e sciagure; non si potevano perciò accogliere le leggi di Platone, che mettevano le donne in comune, sicchè nessuno avesse più una moglie certa, e toglievano alle città la pudicizia delle donne, che è la sola o certamente la