Pagina:Porro - L'Astronomia nell'evoluzione del pensiero, 1895.djvu/4

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Signori,


Il mio esordio sarà assai inabile: vi citerò una frase pronunciata da Enrico Ferri nella conferenza che egli tenne il mese scorso all’Associazione Universitaria Torinese, e mi terrò pago se coloro tra voi che udirono la calda e potente parola di quell’oratore mi perdoneranno di averne qui evocato il ricordo. La vostra gentilezza mi assicura dai confronti che spontaneamente si presenterebbero alla memoria di questi, e dai rimpianti degli altri.

Parlava il Ferri dell’angosciosa crisi morale che travaglia e minaccia la società nostra; con diagnosi acuta ne investigava i sintomi paurosi nella sempre crescente diffusione del delitto, della pazzia, del suicidio; ne descriveva a colori vivaci e con eloquenza di verità le funeste conseguenze nella vita privata e nella pubblica; infine, ponendosi arditamente la questione, se convenga sperare in un prossimo, sensibile miglioramento delle condizioni morali dell’umanità, mostrava di riporre grande fiducia nell’azione della scienza. Ed aggiungeva: “Non nella sterile formula della scienza