In me dai sensi all’anima
passa un divin linguaggio,
che unisce il fior col turbine,
che mesce l’ombra al raggio, 25che d’un’occidua stella
mi ferma agli splendori,
che un’umile acquicella
lungo mirar mi fa,
ésca a quei forti amori 30che a tutti il ciel non dá.
Ma la parola!... O povera,
che speri o tenti mai?...
L’arcano dello spirito
tutto non s’apre, il sai. 35Un vago regno ascoso
con noi germoglia insieme,
lo abbraccia il cor pietoso,
che col pensier lo amò;
ma inutilmente geme, 40perché svelar non può.
Dunque passate, o candidi
visi, o leggiadre vesti,
labbra arridenti e pallide,
occhi sereni e mesti: 45date, o gioconde lire,
bando all’inutil verso;
inchínati a morire,
o benedetto sol;
non suoni all’universo 50che un’armonia di duol.
A me talor l’oceano
povera stilla appare,
talor nell’umil gocciola