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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/11

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canto primo 5

     55Deh, custodite, miseri! il bel sogno,
che sí celere passa. Ispido verno
(né sará tardi) occuperá le vostre
vedovili giornate, e orribilmente
vi fará scarni, vipera dell’alma,
60la rimembranza. Miseri! suggete
l’ultima stilla del celeste nappo.
Chi ve la turba... impenitente spiri!

     Ben t’avvenga, o dei dogi inclita sposa,
lionessa terribile dei mari!
65Eri pur or sul tuo letto di rose
come un’egra gentil, cui, sotto l’ombra
di dolorosi salici, a rilento
si consumano i dí. Ma un fresco e nuovo
alito ancora i belli occhi morenti
70ringiovanisce, e sulle forti chiome
ti splende un raggio della gloria antica.
Oh! tu sei veramente il piú leggiadro
fior dell’Italia, a cui la riverente
malinconia dello stranier s’inchina,
75mistico fior che in mezzo all’acque vivi!
Ben meritava Edmenegarda bella
di sorriderti appresso, e, sul materno
petto serrando le soavi teste
de’ suoi fanciulli, giocondar la fiera
80alma d’Arrigo!
— Oh, vedi come azzurro
il ciel, placide l’acque! Mi lusinga
un desiderio di recarmi a Lido.
Ci verrai tu?
— Non posso.
— Oh che? tel vieta
qualche dolce ritrovo? — e sorridendo
85gli accarezzò le chiome.
— Edmenegarda,