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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/140

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     Nei cari sogni de’ miei giovani anni
vidi una mesta creatura bella,
e sul cammin de’ cominciati affanni
per man la presi, e la chiamai sorella.
     Or basso giace! E piacque alla mia stella
riconfortarmi con illustri inganni;
ond’io sclamai: — Gloria, ti cerco. — Ed ella
mi rispose: — Figliuol, cerchi i tuoi danni! —
     E ben fu il ver: perché ho consunti gli occhi
per tante veglie lacrimate, e sento
su per l’aspro cammin rotti i ginocchi.
     Sui fior giá tristi la imminente neve
si versa, e picchia ai morti rami il vento.
Primavera dell’uom, quanto sei breve!


3

     Primavera dell’uomo, quanto sei breve!
Perciò natura con pietoso affetto
fece uscir di sue mani il fanciulletto
cosí ridente, spensierato e lieve.
     Son rose i lini del suo picciol letto,
rose i baci che dona e che riceve;
è rugiada del ciel l’acqua che beve,
divina è l’aura che gli scorre in petto.
     Lasciamo in grembo al luminoso incanto
questo picciolo re dell’allegrezza,
che in breve diverrá schiavo del pianto.
     Oh rimembranza dell’etá fanciulla!
Chi serba amor di quella prima altezza
sospira, e torna a ribaciar la culla.