Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/141

Da Wikisource.

i - solitudine e raccoglimenti dello spirito 135



4

     La culla a ribaciar torna e sospira
chi per suoi dolorosi esperimenti
apprese l'arti, onde si volve e gira
questa torbida razza de’ viventi.
     Chi vide uscir dai ben orditi accenti
l’opre difformi, e il viver dolce in ira
e poderosi i rei sugli innocenti,
la culla a ribaciar torna e sospira.
     Io l’amo sí, dal vulgo inavvertita
quest’umil casa, ove sognar si ponno
le larve piú soavi della vita.
     Ma, al par di questa, che con dolci tempre
chiama sugli occhi ai pargoletti il sonno,
amo quell‘altra ove si dorme sempre!


5

     Amo quell'altra ove si dorme in pace,
ove allo stanco figlio del dolore
è pio contorto una solinga face,
una stilla di pianto, un mesto fiore.
     Colá dentro sepolto, il rumor tace
di tanti sogni, che fêr nodo al core.
Oh, ben s’apre ai dolenti la tenace
porta, onde vassi all’ultime dimore!
     Io quando sento come si consuma
in me il vigor della nascosta vita,
visibil cosa alle persone accorte,
     d’una súbita luce si ralluma
l’anima vagabonda, e un’infinita
gioia mi prende in vagheggiar la morte.