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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/174

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168 vi - dai «nuovi canti»



     Ed è pur quella ancora
la sua cerulea veste.
Sento esalar dall'ultime
20rose un vapor celeste.
Lá un giglio si scolora,
qui cade un altro al suol,
e dolcemente imporpora
le afflitte forme il moriente sol.


     25O mio perduto amore,
qui meco ancor tu sei!
Guardami. È spento il vivido
lampo degli occhi miei.
Nel disilluso core
30non si coloran piú,
mesto amor mio, quegl’idoli
che forse ancora vagheggiar puoi tu.


     Ma dimmi: a che ripensi
in quella tua tristezza?
35Forse t’accora il rapido
passar della bellezza?
hai posseduti i sensi
da un dolce sovvenir?
o un turbamento incognito
40fa esalar cosí tristi i tuoi sospir?


     Ah! nel restarti accanto
l’antico amor s’accende,
e una vaghezza insolita
degli occhi tuoi mi prende.
45Vorrei baciarne il pianto,
ma non è pianto in lor;
e son pur molli. Ah! giurami
che son molli di pianto e non d’amor.