Mevio, deponi l’arco.
Lascia che ognuno a’ suoi
termini corra. Il varco
tu contrastar non puoi. 85E, giacché fosti un giorno
di quella foglia adorno,
onde gli argenti al novero
de’ laureati legulei ti alzâr,
caccia dall'ossa, o Mevio, 90la letterata furia,
e riconduci il devio
piede alla facil curia.
Adepto in sinagoga,
nota, impedisci e roga; 95ma non enfiarti, o misero
ventre di rana, se non vuoi scoppiar.
So ben che alla mia lira
le molli corde ho franto,
e che d’un lampo d’ira 100oggi è vestito il canto.
Ma ogni romor disperso
pel sonante universo
desta il poeta, e a’ liberi
moti la fantasia s’agita e va.
105Se d’un notturno suono
sto coll’orecchio intento
all’armonia, perdóno
forse al rumor del vento:
ma d’un plebeo l’atroce 110urlo mi pone in croce,
e un bilioso fremito
l’anima ardente contener non sa.