Ma talora i cervi snelli 125gli rivengono al pensiere,
e, i piniferi castelli
ritornando a visitar,
stacca l’arco ed il carniere
dalle vacue avite sale, 130e sui greppi il noto strale
torna orrendo a sibilar.
Prepara un feretro,
azzurra prole!
D’Hington la gloria 135passata è giá.
Lasciate i vertici,
o cavriole:
egli a trafiggervi
piú non verrá.
140Squilla il corno, e, armato d’azza,
vien Pembrocco al terzo assaggio:
a lui serve un’umil razza
sparsa intorno al Devonsir.
Quand’è in guerra o fa viaggio, 145menan festa i suoi vassalli;
ma il silenzio è nelle valli,
quando arriva il fosco sir.
All’oltraggio il persuade
sempre un dèmone maligno, 150e ove son piú folte biade
cavalcando a furia va,
e col perfido sogghigno,
perché l’onta ancor piú gravi,
ei dimanda dagli schiavi 155la canzon di libertá.