Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/198

Da Wikisource.
192 vii - dalle «passeggiate solitarie»



     15Gioie, credenze care,
sogni del tempo verde,
tutto in quel negro mare
precipita e si perde,
e la memoria appena
20resta, crudel fantasima,
sulla deserta arena!


     Con le sue mani allora
la povera Speranza
gli ultimi serti sfiora;
25e il tempo, che le avanza,
con mesto error consuma
ad eccitar la fiaccola,
che piú non si ralluma.


     Allora il cor si frange,
30come giunchiglia al vento.
L’occhio s’infiamma e piange
d’immenso patimento.
Ma patimento è questo
di poche alme che sentono.
35È vana plebe il resto.


     Perciò di maraviglia
non ti colpisca mai,
s’io tengo al suol le ciglia,
mentre sorridon gai,
40fra veglie d’or lucenti,
questi eleganti eserciti
di facili viventi!


     Quand’io contemplo un viso
di donna afflitta e mesta,
45io sento il paradiso,
piú che se in mobil festa,