E il mio fulmineo
130corsier galoppa,
nuove mostrandomi
ville e cittá;
ma dell’inutile
corsiero in groppa
135sempre il mio démone
seduto sta.
Talor negl’impeti,
rotta la briglia,
le membra insanguino
140sul duro suol;
ma il bieco spirito
di lá mi piglia,
e per la tenebra
mi porta a voi.
145Pari a quel nomade
giudeo fuggente,
che sol coi secoli
s’arresterá,
forse il mio démone,
150forza inclemente,
vuol ch’io precipiti
d’etá in etá.
Signor, che debole
cosí m’hai fatto,
135di me sovvengati,
dolce Signor: