115mirar da lunge,
ove di Francia
gemea sommessa
la malinconica
bella contessa, 120pensando i patrii
fiumi e le glorie
non revocabili
dei prischi dí.
Vedute agli árbori 125le vele sciolte
correre correre
sul piano ondoso
senza riposo,
ahi! quante volte, 130nel disperato
terror dell’anima,
la illustre vedova
avrá sclamato:
— Addio, bei colli 135di Francia! addio,
aurette molli
del del natio!
Portate, o rondini,
questo mio grido 140nel dolce nido
che mi nutrí! —
Dá’ tregua, o povera,
a’ tuoi lamenti:
eterni spirano 145qui intorno i venti.
Forse nel l’aere
qualche straniero
bel cavaliero